Nuova cura per le carie

cura per le carie

La carie è una delle patologie del cavo orale più conosciute e diffuse.

La sua insorgenza può essere però evitata o quantomeno ridotta attraverso buone pratiche di prevenzione quotidiana che consistono essenzialmente in una dieta equilibrata e in accurate e costanti abitudini di igiene orale.

Tuttavia, una volta che la lesione cariosa si manifesta, non si può far altro che procedere con le “classiche” otturazioni dentali allo scopo di sostituire la parte di dente danneggiata con materiali idonei, resine composite in particolare.

Un recente studio dell’Università di Tel Aviv pubblicato sulla rivista ACS Applied Materials & Interfaces ha messo in luce la possibilità di utilizzare un nuovo tipo di materiale nella cura per le carie.

Si tratta ovviamente di uno studio ancora in fase di sperimentazione, ma le prospettive per un utilizzo futuro sembrano più che buone.

Vediamo più in dettaglio di cosa si tratta.

 

Nuova cura per le carie: addio “carie di ritorno”?

Le cosiddette “carie secondarie”, le infiltrazioni su denti già curati, sono tra le cause più comuni di fallimento in conservativa.

Partendo da questa premessa Lihi Adler-Abramovich e Lee Schnaider dell’Università di Tel Aviv hanno studiato la possibilità di utilizzare un nuovo materiale per la ricostruzione del dente lesionato dalla carie.

Tale tecnica consiste nello specifico nell’uso di un innovativo materiale composito per le otturazioni “potenziato” con nanoparticelle antibatteriche.

Queste vanno a inibire la crescita degli agenti patogeni sul dente riducendo sensibilmente la possibilità di carie secondarie.

 

Una cura per le carie ancora in fase di sperimentazione

Si tratta, come si può ben capire, di una novità assai importante che consentirebbe di aumentare le percentuali di successo nella cura per le carie.

Come detto, però, siamo ancora in una fase di sperimentazione e come hanno sottolineato gli stessi ricercatori occorre attendere ulteriori e più attendibili evidenze che confermino l’efficacia di questa nuova tecnica.

In particolare occorre verificarne la validità sul lungo periodo, fermo restando che il materiale in questione è stato già classificato come non-tossico e questo rappresenta sicuramente un ottimo punto di partenza.

Vedremo quali saranno gli sviluppi futuri.