Tartaro dentale e covid: lo studio

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Come abbiamo sempre scritto e sottolineato i denti possono dirci davvero tanto sul nostro vissuto e in particolare sui nostri problemi di salute.

Con un po’ di fantasia potremmo considerarli come una sorta di registro biologico in cui vengono annotate informazioni preziose su malattie e disturbi fisici pregressi o in corso.

Abbiamo visto ad esempio il legame che c’è tra molte malattie sistemiche e lo stato di salute dei nostri denti.

A tal proposito vogliamo segnalarvi i risultati di un recente studio scientifico che ha messo in evidenza la presenza di un legame stretto tra il tartaro dentale e il covid.

Vediamo nello specifico di cosa si tratta e cerchiamo di capirne di più.

Il tartaro dentale come registro biologico per la rilevazione dei COVID-19

Lo studio in questione è stato condotto dall’Università degli Studi di Trieste ed è il risultato di un lavoro di team che ha visto coinvolti da un lato il Dipartimento di Scienze Mediche – Clinica di Chirurgia Maxillofacciale e Odontostomatologia ASUGI e dall’altro il Dipartimento di Scienze della Vita di UniTS.

Si tratta di una ricerca molto interessante perché pone le basi per lo sviluppo di nuove tecniche di rilevazione e monitoraggio epidemiologici.

Secondo il team di ricercatori dell’Università di Trieste, infatti, il tartaro dentale può fungere da marker epidemiologico in grado appunto di segnalare la presenza pregressa del virus Covid-19 anche in soggetti asintomatici, permettendo in questo modo di operare un tracciamento capillare e veritiero della malattia sul territorio.

Come sottolineano i ricercatori, il tartaro rappresenta una sorta di memoria fossile del microbioma orale, tanto è vero che questa tecnica di indagine viene utilizzata anche in archeologia per ricostruire la dieta e l’anamnesi patologica remota delle popolazioni del passato.

Senza scegliere in ulteriori dettagli tecnici, per concludere è importante rimarcare un aspetto: la rilevazione del virus attraverso l’analisi del tartaro dentale non certifica in alcun modo la presenza del COVID-19 al momento della rilevazione ma appunto offre un’indicazione sicure su un contagio avvenuto in precedenza.